
“Le conseguenze del cemento” è il libro inchiesta di Luca Martinelli, giornalista e redattore del mensile “Altreconomia”, il quale, dopo avere messo insieme i dati che delineano il panorama italiano pieno di cave e colate di cemento cerca, tirando le fila, le motivazioni, le responsabilità ma soprattutto spunti per capire come frenare la cementificazione e le altre forme di attacco al territorio.
In Italia sono circa 6 mila le cave attive e autorizzate, 88 gli impianti per la produzione di cemento (record in Europa) che, ogni anno, ne producono 601 chili pro capite (record in Europa). E poi ci sono i permessi a costruire per 3,1 miliardi di metri cubi concessi tra il 1995 e il 2006.
“I numeri che forniamo – spiega Martinelli – vogliono essere un punto di partenza per discutere delle problematiche sociali e ambientali legati a questi settori”. Punto di partenza di questa colata grigia, sono le cave. “Un’attivita’ molto redditizia -spiega Martinelli- questo fa si’ che per avere la possibilita’ di continuare a estrarre materiale si arrivi a violare norme che tutelano l’ambiente”. Ma ci sono anche cave “mascherate” da laghetti: 46 laghetti artificiali per la piscicoltura o la pesca sportiva realizzati in Lombardia negli ultimi 10 anni. “I comuni davano il via libera alla realizzazione del laghetto che pero’, di fatto, era una cava mascherata – spiega Martinelli -. Alcuni hanno una profondita’ di 26 metri”.
E l’Italia è anche il paese dove l’utilizzo di “combustibili alternativi” rappresenta solo una parte di quanto finisce nelle caldaie degli 88 cementifici attivi in Italia: meno del 10% del totale, pari a 1,46 milioni di tonnellate (2008, ultimo dato disponibile). “Ma potrebbero arrivare a bruciare dieci volte tanto: 19,6 milioni di tonnellate”, conclude Martinelli.
Un quadro grigio quanto la colata di cemento che ricopre il nostro paese, dove il settore residenziale è saturo e dove a crescere sono i comitati che si battono contro la devastazione del territorio.
fonte: Agenzia Dire
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